21 Novembre 2024
Entrare in "modalità viaggio" senza avere un volo prenotato.

Generatore di aspettative altissime, giustificazione di qualsiasi sacrificio, oggetto del desiderio atteso un anno che si esaurisce in due settimane: è il momento del viaggio estivo. 

Mi ci riconosco? Sì. Ma da un po’ cerco di trovare anche un altro modo di affrontare la questione. 

Ho voluto provare a capire cosa significasse per me viaggiare. E per me viaggiare significa lasciarmi sorprendere da quello che mi circonda. 

È una definizione che lascia molto spazio, per cui mi ci trovo comoda. Perché vuol dire che puoi viaggiare letteralmente, mentre sei in un luogo che non avevi mai visto prima, ma puoi farlo anche guardando con occhi nuovi quello che conosci già. 

Ho letto un articolo interessante sul concetto di staycation, che purtroppo non posso linkare perché era su un numero cartaceo di Flow. Il tema, a grandi linee, era questo: invece di andare in ansia per prenotare le vacanze nelle settimane estive più caotiche, ci si può godere la tranquillità di stare a casa, visitando la città in cui si vive con gli occhi di un viaggiatore. È uno spunto interessante. Quando mi è capitato di farlo a Milano nel tempo ridotto del weekend mi sono sempre sentita in vacanza. 

Mi piace soprattutto pensare di poter entrare in “modalità viaggio” senza necessariamente avere un volo prenotato. Dà la libertà di riscoprire anche le cose più vicine. 

A questo proposito trovo sempre ispirazione in alcuni libri che consulto in modo casuale ma che di solito danno le risposte necessarie: The Wander Society di Keri Smith, Camminare e i Diari di Thoreau, The Art of Noticing di Rob Walker. 

Se c’è un minimo comun denominatore tra queste letture, lo vedo nella possibilità che abbiamo di stare nel presente, prestare attenzione, rivoluzionare il modo in cui osserviamo la realtà, e goderci la meraviglia che ne deriva. 

E in questo modo uno può viaggiare tutto l’anno.