Stigmatizzata. Denigrata. Trattata come la peggiore delle condizioni, da prevenire a qualsiasi costo. La noia sembra uno dei mali della contemporaneità, capace di mietere vittime come la Produttività, l’Ottimizzazione, il Carpe Diem.
Dopo tutta la letteratura proliferata su come combattere, sconfiggere e superare la noia, sento la necessità di tessere qualche elogio a vantaggio di questi momenti di nulla che, invece di tempi morti, mi sembrano risorse in via d’estinzione da salvaguardare.
Per parlare in termini bucolici, la noia me la figuro come un campo lasciato a maggese: uno spazio di riposo solo in apparenza improduttivo, che consente di far sbocciare connessioni tra i puntini accumulati nel resto della giornata.
La noia può diventare un’esperienza significativa, dandoci l’accesso a livelli più profondi di riflessione e creatività. Sul tema sono stati condotti due studi affascinanti dalla University of Central Lancashire. Nel primo i ricercatori hanno diviso i partecipanti in due gruppi: ad un gruppo è stato assegnato il compito noioso di trascrivere dei numeri telefonici, il gruppo di controllo invece ha saltato il compito. In seguito ai partecipanti è stato chiesto di immaginare tutti gli usi possibili di un bicchiere di plastica, un test usato per il pensiero divergente. Il primo gruppo, quello obbligato a copiare i numeri di telefono, ha generato un numero significativamente più alto di idee.
Nel secondo studio, gli stessi ricercatori hanno diviso i partecipanti in tre gruppi: un gruppo di controllo, un gruppo con il compito di copiare i numeri di telefono, il terzo con il compito ancora più noioso di leggere solamente i numeri. In questo caso, dopo aver testato il livello di creatività, il terzo gruppo – ovvero quello con il compito più noioso, ha riscontrato i risultati migliori.
In pratica, svolgere compiti estremamente noiosi attiva in noi una modalità di “sogno ad occhi aperti”. La noia rende più affamata la mente, che cerca stimoli in qualunque cosa incontri.
Non è un caso che azioni ripetitive e noiose come stirare, pulire i pavimenti o lavare i piatti possano diventare fantastici momenti di brainstorming. Non è un caso nemmeno che bambini che lamentano di non avere niente da fare finiscano con l’essere più creativi, inventando giochi e storie con quello che gli capita di avere intorno.
Come riporta lo scrittore Neil Gaiman: “Credo che la noia sia il posto da cui nascono le idee, le idee arrivano dai sogni ad occhi aperti, dal vagare, dal momento in cui sei semplicemente seduto lì…Il problema è che di questi tempi è davvero difficile annoiarsi. Ho 2,4 milioni di persone su Twitter pronte a intrattenermi in qualsiasi momento…è davvero difficile.”
Invece di rifuggirla, sarebbe il caso di riappropriarsi della noia. La difficoltà sta proprio nel riuscire a non fare nulla, liberarsi dal senso di colpa di una “produttività” mancata, e affidarsi al lavoro che avviene quasi spontaneamente nel riposo.
Dopo averla così a lungo martirizzata, è possibile che per la noia sia arrivato il momento di diventare santa.