Quando fai una cosa per due anni di fila diventa una tradizione?
E allora eccoci con la tradizionale lista di fine anno dei miei libri preferiti degli ultimi 12 mesi.
LMVDP – Gipi
“Un cult.”
Ebbene chi sono io per lanciarmi nella glorificazione già in atto di uno dei Maestri del fumetto italiano? Posso solo dire che non avendo mai letto niente di GIPI, mi sembrava cosa giusta cominciare da un racconto autobiografico. Per avvicinarmi in modo diretto all’autore, cercare di entrare subito nel suo contesto.
E GIPI in effetti fa proprio questo, si mette a nudo – metaforicamente e letteralmente – e ci catapulta nel suo mondo, quello dell’insicurezza e dei sensi di colpa, della tossicodipendenza, del rapporto con le ragazze e con i suoi amici, con una storia a fare da fil rouge legata ad un suo disturbo al pene, e un’altra fatta di splendide tavole colorate ad acquerello a contrasto col bianco e nero della sua vita disegnata male, che si sviluppa parallela nel mondo dei pirati. Un intarsio di racconti indipendenti e complementari, dove la linea apparentemente spontanea della narrativa principale trova il suo opposto nella perizia tecnica del GIPI disegnatore.
Vivere momento per momento – Jon Kabat-Zinn
Un libro che è cura e percorso, per chi ha sperimentato uno stress diventato troppo difficile da gestire o per chi ha già familiarità con la meditazione e sa che lo stress lo può prevenire.
Jon Kabat-Zinn, fondatore della Mindful Based Stress Reduction Clinic, riporta la sua esperienza diretta con i pazienti intenti a seguire il programma di meditazione per la riduzione dello stress, fornendoci uno spettro assai ampio di esempi da cui trarre ispirazione, oltre a una serie di strumenti concreti per inserire la pratica nella vita quotidiana.
Per me è stato particolarmente illuminante leggere il capitolo sulla medicina partecipativa. Metodo (e mentalità) poco diffuso, che meriterebbe grande interesse tanto da parte dei medici quanto dei pazienti, perché la cura sia un processo attivo e coinvolgente, piuttosto che un miracolo da attendere inermi.
Stoner – John Williams
Un libro che ho ascoltato in un momento in cui non avevo modo di dedicare il tempo alla lettura fisica. E che scoperta meravigliosa, questa storia malinconica di formazione e crescita, raccontata dalla malinconica voce di Sergio Rubini.
C’è un bambino, Stoner, che diventa ragazzo e poi uomo, marito, padre e nonno, con tutti i malesseri e le poche gioie della sua esistenza, con una passione innata che lo porta dal lavoro di campagna alla docenza universitaria, con un amore sommessamente tormentato e poi rassegnato, una povertà sempre a confronto con una ricchezza dal canto suo vuota di significato.
C’è una realtà dura che lascia poco spazio alla speranza, nelle pagine di Stoner, una vita priva di avventura, ma trattata con una gentilezza tale da renderla il più grande esempio di resistenza e amore, in fondo, per la vita stessa.
Crepuscolo – Kent Haruf
Crepuscolo fa parte della Trilogia della pianura, e come negli altri due libri, siamo ancora a Holt, cittadina del Colorado che diventa un po’ la nostra seconda casa, o quel paese di provincia da raggiungere solo per far visita a un parente lontano.
In questo volume ritroviamo i fratelli McPheron che salutano Victoria Roubideaux e la piccola Katie, perché la ragazza si è trasferita per cominciare l’università. E poi incontriamo nuovi personaggi, giovanissimi: DJ, orfano, che si prende cura del nonno, Dena, con cui stringerà un’amicizia fortissima, Joy Rae e Richie, che vivono in una roulotte e sono a carico dei servizi sociali.
Leggerei Kent Haruf all’infinito perché nel caos degli eventi che descrive, il caos non si percepisce mai, mentre la gentilezza per le vite altrui, quella rende empatici come se nelle pagine ci trovassimo a leggere degli amici di sempre, da proteggere e confortare con tutta la delicatezza di cui siamo capaci.
Dovunque tu vada, ci sei già – Jon Kabat-Zinn
Meditando ho scoperto l’importanza di avere dei libri a supporto, da aprire in un momento di poca motivazione, di dubbio, da leggere e rileggere, perché il significato delle stesse parole cambia completamente con l’esperienza sempre diversa della pratica.
Da quando ho letto la prima volta questo volume, non ho più smesso di sfogliarlo. L’ho tenuto sul comodino accanto al letto, in valigia, accanto al computer mentre lavoravo, anche in bagno. Diviso in tre parti, affronta i valori alla base della meditazione di consapevolezza, gli aspetti più tecnici della pratica, e descrive come sviluppare l’attitudine a interpretare la quotidianità come il momento in cui praticare: la realtà diventa maestra.
Apparentemente semplice, è una lettura che mi garantisce nuove scoperte ogni volta che le dedico attenzione.
Resoconto – Rachel Cusk
Estate greca. Una scrittrice arriva per tenere un seminario, racconta degli incontri e delle conversazioni che intrattiene con sconosciuti e amici di lunga data. Forse a livello di trama, non c’è poi molto da aggiungere. Solo che quello che succede nelle pagine della protagonista in realtà è denso, intenso. Mi ha fatto pensare a Carver, ai tanti che hanno definito i suoi libri come luoghi in cui non accade nulla. Anche in Resoconto pare che l’azione scivoli via, trasportata direttamente dalle parole della protagonista e dello sconosciuto che la invita in barca, dell’amico che le rovescia addosso una vita ad inseguire un sogno finito in una condanna, della donna vittima della propria bellezza. Uno dopo l’altro, s’incontrano spaccati di esistenze, attimi di quotidianità. Irrilevanti? Per come li riesce a portare in scena la Cusk, mai.
Le nostre anime di notte – Kent Haruf
Siamo di nuovo a Holt, come nella Trilogia della pianura. Due vicini di casa, entrambi rimasti soli, entrambi in età avanzata. La proposta sconvolgente di lei – immaginiamo sempre di trovarci in una piccola cittadina dove nessuno è sconosciuto, dove di norma “tutti sanno tutto” – ecco, la proposta di lei arriva come un fulmine a ciel sereno: vuoi passare le notti da me? Louis non sa cosa rispondere, ma infine dà a questa follia una possibilità.
Con Addie si crea intimità, amicizia, un amore fatto di parole sotto le coperte, gesti gentili, stima reciproca.
Ma ci vuole un coraggio grandioso per affrontare la comunità pronta a condannare, a denigrare. Un coraggio che viene messo alla prova definitivamente quando i due, senza alcuna colpa se non quella di amare il tempo che trascorrono insieme, sono costretti a scegliere tra la propria libertà e l’accettazione della società.
Mi dicevano che ero troppo sensibile – Silvia Bosco
Sarà onesta, di questo libro non sono riuscita ad apprezzare la scrittura, aneddoti estremamente condivisibili, ma esposti a mio avviso con troppa ingenuità.
Se però ho deciso di includerlo nella mia personalissima e non richiesta lista dei libri dell’anno, è perché ci sono contenuti che qualunque ipersensibile dovrebbe conoscere, e anche le persone che con un ipersensibile hanno a che fare.
Stiamo parlando di superpoteri? Per quanto mi riguarda, no. Nel libro la questione a volte è trattata un po’ diversamente. Ciò che mi ha interessato davvero, però, è la parte scientifica e psicologica, la consapevolezza che quando si parla di ipersensibilità, non hanno senso definizioni come “percezioni sbagliate della realtà”, o “reazioni eccessive”. Ci sono davvero persone, lì fuori, che provano disagio a vivere in ambienti rumorosi o troppo luminosi, che danno un peso ad ogni parola che gli viene rivolta, che a tutti gli effetti sono “difficili”, ma assolutamente empatiche, generose, creative, e con un altissimo senso della giustizia. Non è una scelta, è un tratto preponderante della personalità. Si può gestire? Sì, la meditazione, il tempo per sé, la solitudine sono spesso indispensabili.
In fondo, la cosa più importante è comprendere di non essere strani, sbagliati. Solo, di appartenere a quella percentuale di persone con un’intelligenza emotiva diversa dalla maggioranza.
Il cervello creativo – Neil Pavitt
Neil Pavitt, ex direttore creativo delle maggiori agenzie di comunicazione di Londra, è ora scrittore e coach di creatività.
In questo manuale diviso in 5 macrosezioni analizza, scompone e illumina i tratti più affascinanti di alcuni meccanismi e modalità di pensiero. Mi diverte moltissimo veder vivisezionata la mente, e mi piace quando vengono forniti spunti utili, supportati da dati ed esperimenti. È uno di quei libri che mentre lo stai leggendo ti fa venir voglia di chiuderlo per provare a mettere in pratica nella vita reale ciò che suggerisce. Stimolante, per certi versi incoraggiante. Di certo una lettura assai utile e dilettevole per chiunque lavori o sia affascinato dal pensiero creativo – in tal senso non saprei proprio chi potrebbe sentirsi escluso.
Un consiglio: non giudicatelo dalla copertina.
Le otto montagne – Paolo Cognetti
Ci sono voluti 4 anni perché arrivasse per me il momento di leggere questo libro. Ne sono felice, ogni lettura ha il suo tempo.
Sono pagine piene di un dolore che trova il suo equilibrio nella cura di una donna e madre per il suo rifugio, nell’amore di un uomo e padre per le sue cime, nell’amicizia di Pietro e Bruno che diventano uomini al ritmo delle estati passate nei boschi.
La montagna non è un luogo, “è un modo di vivere la vita”. E nel minuscolo paese di Grana impariamo a capirlo. La Natura non fa da specchio alla vita, è più vero il contrario.
Ho pianto, su Le otto montagne, ma ho anche trovato una pace immensa. Come per altri libri di cui ho scritto qui sopra, ritrovo anche in Cognetti la delicatezza, la gentilezza di raccontare le difficoltà, l’umanità. E di questo non credo riuscirò mai a stancarmi.
Il caos da cui veniamo – Tiffany McDaniel
Alessandra e Giulia non sono solo due delle mie più care amiche, ma anche due delle persone che più stimo. Quindi quando mi consigliano un libro non mi documento, non chiedo, non esito: lo leggo.
La pugnalata alla pancia è stata forte. Un po’ come quando ho letto Una vita come tante. Una storia di famiglia durissima, che diventa ancora più dura perché ispirata alla vita della mamma dell’autrice e dei suoi genitori.
Ci sono i Lazarus con i loro numerosi figli, di cui si indagheranno soprattutto le ombre, c’è una povertà costante e senza soluzione, e una società presente a tratti che generalmente non è di alcun sostegno.
I racconti e le esperienze tremende cui la protagonista Bitty (chiamata così per un errore all’anagrafe) è costretta a fare i conti sin da bambina, trovano una consolazione nei racconti magici e fantastici che il padre non smetterà mai di narrarle. Le vicende reali trovano sempre un simbolismo complementare nelle parole e nei lavori artistici di Landon, che regala ai suoi figli le uniche cose di cui dispone: infinita pazienza, amore, e la capacità di accettare la crudeltà fornendo instancabilmente il punto di vista della leggerezza.
Stai lontano dai pozzi – Federico Anelli
Oltre alla fortuna di avere in lista questo “noir da ombrellone”, per come l’ha definito l’autore, ho anche la fortuna di conoscere Federico come collega e amico.
E il fatto che per mesi abbia lavorato al libro senza proferir parola al riguardo, spuntandosene con un’opera prima che spero sia solo prima di una lunga serie, non ha che amplificato la stima che provo nei suoi confronti, e la voglia di scriverne qui.
Siamo in un’isola sperduta dell’Italia, il commissario Lucio Corvo è un poliziotto pigro e cinico a un mese della pensione che sta pregustando l’avverarsi di un sogno ogni giorno più vicino: aprire il Blu Notte, il suo ristorantino di pesce in riva al mare. La pace dell’isola viene ben presto sconvolta dal terribile omicidio di un bambino di otto anni, e il commissario con il suo fidato ispettore Rosa Inverno si trovano a dover risolvere un caso apparentemente figlio del folklore locale.
Se la violenza di fatto ha un ruolo fondamentale nella narrazione, lo stesso protagonismo viene riservato alla poesia: l’ambiente in cui si muovono i personaggi della piccola comunità isolana fatto di distese di ulivi, fichi d’India e vigneti di Malvasia, i dischi bebop che il Commissario ascolta a fine giornata, cucinando ricette che sono scritte come canzoni.
Una poesia che ha la capacità di far vedere, far sentire e soprattutto farci vivere la storia, e che in fondo ci fa affezionare anche a Corvo. Come ho scritto a Federico: ad un certo punto ho avuto la concreta sensazione di voler assaggiare dei ricci di mare. Io, che sono vegetariana da dieci anni.
La felicità del lupo – Paolo Cognetti
Se mi ci è voluto qualche anno per arrivare a leggere Le otto montagne, sono bastati invece quattro giorni dall’uscita de La felicità del lupo perché me ne procurassi una copia. Avevo la speranza di trovare un nuovo rifugio, non per forza rassicurante, ma con qualche anima bella ad abitarlo, una montagna a sovrastare ogni problema. In effetti un rifugio c’è, in questo racconto. Ma prima ci sono Fontana Fredda e il ristorante aperto da Babette, di cui tutti ormai hanno dimenticato il vero nome. Prima ci sono Fausto, sulla quarantina, con una ex moglie alle spalle e Silvia, di ventisette, conosciuta lavorando. Lui cuoco, lei cameriera. Prima c’è Santorso, ruvido, un montanaro di quelli che Fausto ha capito non diventerà mai. Sarà Silvia a desiderare di lavorare in un rifugio, e ci finirà, a tremila metri. Quando parla con Fausto, lei è “l’esploratrice polare”.
Cognetti ci fa percorrere una breve fase delle esistenze dei personaggi, lasciandoci intravedere il passato, il loro futuro. Ciascuno a proprio modo insegue la sua idea di felicità. E in tutto questo compare anche il lupo, come nella realtà: per poco, e manifestando la sua presenza per le tracce che si lascia alle spalle.
Grazie per aver scorso, letto, spulciato ed essere arrivati fin qui.
I libri linkano alle case editrici di riferimento. Se avete la possibilità di andare nella libreria sotto casa, mano sul cuore, fatelo.
A presto!
Veronica